Io, Leonardo da Vinci by Massimo Polidoro

Io, Leonardo da Vinci by Massimo Polidoro

autore:Massimo Polidoro [Polidoro, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858522844
editore: Piemme
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Una battaglia perduta

Poiché tutti sanno che i due non vanno d’accordo, non è da escludere che l’intento della Signoria sia proprio quello di stuzzicarli e di incoraggiarli a dare il massimo per superarsi l’un l’altro.

Tanta è la stima di Machiavelli per il maestro che ha addirittura convinto il Gonfaloniere a impiegare il suo ingegno nella guerra contro Pisa. La soluzione di Leonardo è geniale: deviare l’Arno in modo da privare Pisa delle sue risorse e costringerla alla resa. I lavori iniziano ma poi, per mancanza di fondi, sono interrotti.

In effetti, le casse di Firenze sono così magre che per dipingere la Battaglia viene riconosciuto a Leonardo un compenso mensile di appena 15 fiorini d’oro, con un anticipo di 35 per l’acquisto dei materiali e per pagare le maestranze. Non esattamente una fortuna!

Quale bottega in cui lavorare e alloggio per lui e i suoi collaboratori, a Leonardo è messa a disposizione la Sala del Papa nel convento di Santa Maria Novella. Per il gigantesco cartone preparatorio, infatti, sono indispensabili grandi spazi, ma in quella Sala piove acqua dal tetto e si deve prima ripararlo.

Nel giugno 1505 Leonardo termina il disegno preparatorio: è talmente grande che è necessario costruire un carro per il trasporto da Santa Maria Novella alla Sala del Gran Consiglio.

Quando finalmente è messo in posizione, nel salone tutto è pronto perché il maestro inizi la pittura sul muro.

La tecnica dell’affresco è esclusa per i problemi emersi con l’Ultima Cena, ed è certamente escluso anche il metodo usato per quell’opera. Dunque Leonardo deve escogitare qualcosa di diverso, e ancora una volta decide di rischiare.

Recupera una ricetta dalla Storia naturale di Plinio il Vecchio per una tecnica chiamata “encausto”, un’antica procedura che prevede di impermeabilizzare la parete usando pece greca, una resina fatta arrivare apposta dalle coste del Peloponneso. Una volta fissata, la pece diventa una superficie liscia su cui dipingere a olio come sul legno.

Tuttavia, i lavori iniziano sotto una cattiva luce. In un suo appunto, Leonardo annota che «in venerdì al tocco delle 13 ore cominciai a colorire in Palazzo. Nel qual punto di posare il pennello si guastò il tempo». Il cielo si fa nero e si scatena un temporale così violento da fare cadere addirittura il cartone!

La tecnica dell’encausto, adatto a dipinti di piccole dimensioni, è quasi impossibile da gestire su spazi molto estesi. Richiede che enormi bracieri vengano posti a poca distanza dal dipinto per favorire un’asciugatura rapida del colore, ma su una superficie tanto grande non è facile riuscire ad asciugare ogni parte nello stesso momento. Leonardo decide di provare comunque, ma purtroppo i bracieri finiscono per asciugare solo la parte inferiore dell’opera, così i colori più in alto si sciolgono subito, colano di sotto e rovinano tutto il lavoro.

Affranto, presto Leonardo abbandonerà l’opera al suo destino.

La battaglia è perduta, ma per il maestro c’è una magra consolazione: nemmeno Michelangelo realizzerà mai la sua pittura a Palazzo Vecchio.



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